Sintesi tratta dal libro "Ti ricordi Chernobyl?"
A metà giugno del 1986 iniziano i lavori per la costruzione del contenitore, cosiddetto sarcofago, destinato a ricoprire l’Unità numero 4 della Centrale nucleare di Cernobyl: i lavori durano 206 giorni e notti. 90.000 i lavoratori che partecipano alla costruzione del sarcofago e 200.000 le persone che lavorano nell’area di Cernobyl, con compiti diversi, tra il 1986 e il 1987.
Già dal 20 maggio e fino a metà luglio ’86 sono stati eseguiti lavori per rimuovere macerie e decontaminare l’area sui cui edificare la struttura protettiva. In questa fase i lavori sono stati caratterizzati da elevati tassi di esposizione a radiazioni. Successivamente, fino a metà settembre, sono state gettate le basi per la costruzione del
sarcofago: in questa fase le radiazioni sono state meno elevate.
La terza fase, conclusasi alla fine del novembre 1986, ha visto la edificazione e il montaggio definitivo della struttura.
Per la realizzazione di questa costruzione faraonica furono necessari 400.000 metri cubi di calcestruzzo e 7.000 tonnellate di strutture metalliche . I lavori hanno preso avvio rinforzando dapprima la parete ovest, non danneggiata dall’esplosione, costruendo il pavimento del sarcofago, poi, mano a mano che la costruzione avanzava con muri e paratie interne, inserendo e ricoprendo le strutture danneggiate e i materiali radioattivi. Viene poi ricostruito e rinforzato il muro di separazione tra l’unità tre e quattro, danneggiato dall’incidente: a seguire si prosegue con la copertura della sala turbine e l’installazione di un sistema di ventilazione, monitoraggio e misurazione.In questa prima fase i lavoratori non erano a conoscenza dei rischi reali ai quali erano sottoposti: alcuni accettavano questo lavoro perché obbligati, altri perché pagati di più, altri per “eroismo”. Uomini che più delle volte hanno dovuto sostituire il lavoro delle macchine, poiché queste non rispondevano ai comandi per via delle interferenze causate dall’elevata attività radioattiva.Persone provenienti da varie zone dell’ex Unione Sovietica, spesso militari, giovani inviati a combattere un nemico invisibile, a sacrificare le loro vite per salvare l’umanità, messa in pericolo da un uso improprio della tecnologia.
Nell’ottobre 1986 la Commissione del governo dichiara che le strutture del sarcofago garantiranno la sicurezza per circa 30 anni.Secondo studi effettuati da esperti del settore, si stima che la quantità di materiale radioattivo altamente pericoloso contenuto all’interno del sarcofago è di circa 200 tonnellate.All’interno del sarcofago si trova ancora oggi il 95% del materiale radioattivo presente al momento dell’incidente. Queste sostanze sono sottoposte a un processo di trasformazione spontaneo che genera altri radionuclidi e polveri: esiste un potenziale ed elevato rischio di rilascio di queste sostanze nell’ambiente esterno, soprattutto in caso di collasso della struttura di contenimento. Si stima in circa 4 tonnellate la quantità di polveri che potrebbero fuoriuscire. Il sarcofago presenta all’incirca 1000 metri quadrati di crepe e fessure, dalle quali ogni anno, secondo stime ufficiali, si infiltrano 2.200 metri cubi di acqua piovana, cui va ad aggiungersi l’acqua di condensa, stimata in ulteriori 1.650 metri cubi annui.
Le infiltrazioni d’acqua hanno significativamente corroso e danneggiato le strutture metalliche e possono destabilizzare la struttura e gli elementi in essa contenuti: la potenziale fuoriuscita di questa acqua contaminata rappresenta un grave pericolo per le falde e i fiumi. Nonostante i lavori di recupero e di rinforzo, il muro ovest presenta poi un’inclinazione di oltre 50 centimetri. Inoltre, all’interno del sarcofago, ogni anno si formano 270 metri cubi di pulviscoli e polveri radioattive.Nella zona sud del sarcofago, a un livello di 24,3 metri, dove sono contenuti frammenti e materiali di costruzione, si è notato uno sprofondamento di 1,5 metri: un terremoto causerebbe il collasso della sottostante sala turbine, con il rilascio di polveri e liquidi radioattivi dalle crepe e dalle fessure del sarcofago.
L’attuale struttura non ha mai risposto e non risponde ai requisiti normativi e tecnici di sicurezza, sia in termini di durabilità meccanica, che di integrità strutturale e conservativa: nel caso ad esempio di un terremoto di 4,3 gradi della scala Ricther, l’intera struttura collasserebbe.Il rischio di terremoto non è un allarmismo del tutto ingiustificato, visto che gli scienziati calcolano, per quella zona, la probabilità di un evento sismico pari allo 0,24 l’anno: probabilità considerata incompatibile con la presenza di una simile struttura anche dalla normativa Iaea.
La centrale nucleare di Cernobyl è stata definitivamente chiusa il 15 dicembre 2000: attualmente sono 4 i reattori spenti e due quelli la cui costruzione è stata interrotta dopo l’esplosione dell’86. Alla centrale lavorano quotidianamente un centinaio di addetti: per loro i turni sono di 12 ore e poi due giorni lontani dalla centrale, per abbattere le radiazioni. Complessivamente sono 3.700 i tecnici che lavorano a Cernobyl con il compito di tenere sotto controllo la centrale, la cui imponente mole incombe sulla vicina città di Pripyat, la “città fantasma”.
A cura di Roberto Rebecchi